cailogo

CLUB ALPINO ITALIANO

Sezione di Loano

L'ANELLO DELLE CASELLE



     

CASELLA 1

CASELLA 2

CASELLA 3

CASELLA 4

CASELLA 5

 

UN POCO DI STORIA:

I frequentatori dell'entroterra del Ponente Ligure avranno potuto notare delle rustiche costruzioni in pietra a secco, generalmente a pianta circolare. Queste costruzioni sono le "Caselle" o "Cabanne" come frequentemente vengono denominate nella zona del Finalese.
Le "caselle" non sono state oggetto di studi approfonditi, solo recentemente gli archeologi si stanno interessando maggiormente a questi ripari.

Si ipotizza che la tecnica costruttiva abbia una tradizione molto antica, con radici nell'architettura spontanea dei paesi mediterranei. Molte località, più o meno vicine a noi, presentano delle costruzioni in pietra dall'aspetto simile, valgano per tutti i nuraghi sardi, i trulli della Puglia o i cabanons provenzali. Tutti sono stati eretti in ambienti caratterizzati da terreni pietrosi e da climi secchi. Volendo si potrebbe spingere l'ipotesi dell'origine delle "caselle" ancora più indietro nel tempo, alle più antiche civiltà mediterranee. Agli studiosi la risposta a questi interrogativi.
Per tornare alla Liguria occidentale attualmente si formulano solo delle ipotesi perché nessun elemento certo permette di datarle correttamente. Considerando che, generalmente, le stesse venivano costruite riutilizzando le stesse pietre più volte, anche un'analisi della patina superficiale darebbe risultati poco sicuri.
Va da se che le strutture che vediamo oggi, costruite con la stessa tecnica architettonica di quelle più antiche e spesso perfettamente conservate, sono di epoca piuttosto recente, al massimo degli inizi del secolo XIX, anche se in qualche caso si azzarda l' ipotesi di origine settecentesca,  in quanto un edificio con le caratteristiche cosi rustiche, anche se costruito a regola d'arte, non potrebbe reggere al logorio dei secoli.
La funzione delle "caselle" era quella di offrire un riparo temporaneo durante il giorno.
I terreni coltivati, un tempo, erano sovente distanti dai villaggi e i contadini avevano bisogno di un luogo dove trovare rifugio in caso di cattivo tempo e da utilizzare come deposito per gli attrezzi. Al termine della giornata lavorativa, invece, facevano ritorno a valle alle loro case. Raramente le "caselle" venivano utilizzate per trascorrervi la notte.
Il sentiero che oggi percorriamo, passa in parte in boschi rigogliosi, dove negli ultimi decenni la natura ne ha preso possesso. Un tempo, e se ne scorgono ancora numerose testimonianze in mezzo agli alberi, le pendici del Carmo erano terrazzate, con il classico sistema delle "fasce", caratteristica inconfondibile di quasi tutto il territorio ligure, in modo da ottenere dei tratti di terreno pianeggiante coltivabile.
Ed ecco che entrano in gioco i due fattori fondamentali che hanno portato alla costruzione delle "caselle". L'abbondanza di materia prima, abbinata alla necessità di bonificare il terreno dalle pietre per renderlo arabile e la conoscenza della tecnica utilizzata per la realizzazione delle "fasce", anch'esse realizzate in pietra a secco.
Infatti le "caselle" sono sia a pianta circolare (come quelle che incontriamo lungo l'itinerario), che ellittiche, a ferro di cavallo, a pianta quadrangolare o del tipo sottofascia.
Esternamente hanno un aspetto tronco-conico o cilindrico, secondo il tipo di copertura.
Le "caselle" del tipo più elementare hanno un solo vano, con pareti, naturalmente, in pietre a secco di varie dimensioni, senza intonaco. Normalmente prive di finestre hanno una bassa apertura che serve da porta e per dare un minimo di luce all'interno. Non dimentichiamo che avevano la funzione di ricovero temporaneo quindi del tutto prive di comodità.
Generalmente sono di piccole dimensioni, tali da poter ospitare tre o quattro persone. Per accedere all'interno era necessario curvarsi in quanto la porta, formata da stipiti, sempre in pietra, costruiti con massi più grossi e squadrati, sormontata da un rozzo lastrone a guisa di architrave, oltre ad essere piccola, era piuttosto bassa in modo da mantenere quel poco di calore che si sviluppava all'interno. Il pavimento, di terra battuta, si poteva trovare al piano d'ingresso o in posizione più bassa. Le versioni "lusso" di queste costruzioni potevano avere dei grossi massi addossati alle pareti, con funzione di sedili e delle nicchie nella parte interna per potervi posare le poche suppellettili che i vecchi frequentatori si portavano appresso. Ancora più raramente si è potuto trovare il pavimento lastricato.
Per quanto riguarda la costruzione vera e propria della struttura si nota come lo spessore dei muri perimetrali (60 - 80 cm) sia sproporzionato rispetto alle dimensioni della cella abitativa. Queste proporzioni, comuni a tutti gli edifici a cupola in pietra a secco, sono necessarie per le leggi della statica: un muro meno massiccio non potrebbe reggere alla pressione di spinta esercitata dalla cupola di pietre. Cupola aggettata mediante la sovrapposizione di filari di pietre sporgenti verso l'interno e posati uno sull'altro con un andamento a spirale chiusi al termine da un lastrone, dialettalmente chiamato "ciappa", avente lo scopo, oltre che di chiudere il soffitto, di scaricare verso i muri laterali la spinta esercitata dagli anelli di pietre che formano la cupola.
Sopra la volta che costituisce il soffitto interno generalmente era disposto uno strato di pietrisco, con lo scopo di turare gli interstizi,e infine un rivestimento di terra argillosa per impermeabilizzare il tutto.
Come già detto, l'aspetto esteriore delle "caselle" può variare a seconda che la copertura sia stata sviluppata in larghezza o in altezza, ma l'interno, per i motivi detti prima, sarà sempre uguale, con la volta rastremata.
Comune è il tipo che si incontra percorrendo l'Anello delle Caselle con copertura esternamente piatta e internamente a volta. Mentre all'interno la costruzione procede con la curvatura senza soluzione di continuità sino alla posa della "ciappa", esternamente la costruzione del muro perimetrale si arresta per essere riempito di pietrame e terra, dando alla costruzione l'aspetto di un tronco di cono.
Speriamo che queste poche righe abbiano stimolato la voglia di conoscere una fetta di storia della civiltà contadina ligure non in modo didattico ma ripercorrendo vecchi sentieri e toccando con mano queste testimonianze di un'epoca passata, scoprendo (o riscoprendo) nel contempo quanta natura questo angolo di Ponente sappia offrire.

 

 

   

Walter NESTI
(già  V.Presidente - CAI Loano)

BIBLIOGRAFIA: 
Arturo Issel "Liguria preistorica" Genova 1908
Nilde Vassallo: RICERCHE PRELIMINARI SULLE "CASELLE" NEI DINTORNI DI IMPERIA - Rivista Ingauna e Intemelia Anno XIII - Gennaio-Febbraio 1958

 


LA PREPARAZIONE:

Secondo le norme statutarie del CAI un gruppo di soci volontari di questa sezione guidati da Giobatta De Francesco, con un lavoro durato circa un anno, hanno voluto dare un nuovo contributo alla valorizzazione di manufatti del passato.
La fase preliminare e' stata quella di ritrovare le caselle nella zona di Bric Pratello, un tempo tutta prativa ed ora da alcuni decenni boschiva, in prevalenza noccioleto.
Successivamente si e' provveduto a cercare e/o tracciare sentieri di accesso e collegamento ripulendo gli esistenti.
Terza fase, la piu' delicata, il censimento e misurazione delle caselle ritrovate, il loro stato di conservazione e la pulizia dalla folta vegetazione infestante.
Da ultimo sono state scelte le caselle piu' significative e collegabili fra loro con logica, la scelta del percorso da seguire e la
rilevazione del tracciato con GPS ed altimetro; e' stato altresi necessario qualche lavoro di ripristino, in particolare alla casella 4.
La pulizia e la marcatura del sentiero scelto e' stato il complemento finale che ha gratificato quanti hanno operato.


IL PERCORSO:



 

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LA CARBUNEALa Carbunea (1)

CASELLA GRANDELa Casella grande (2)

L'anello delle caselle è un circuito con inizio e ritorno al rifugio di Pian delle Bosse, ha uno sviluppo di circa 1500 metri ed un dislivello massimo di 100 metri, il sentiero ben marcato si snoda tra bosco di varie essenze e macchia mediterranea; considerato il suo sviluppo ed una modesta salita può essere percorso da tutti in circa un'ora di cammino avendo anche tempo di godersi i numerosi scorsi panoramici.
Lasciato il rifugio, con direzione levante, seguendo la segnaletica , dopo pochi metri il sentiero sale lungo un torrentello sino al pianoro dove, nei mesi di aprile e maggio 2000, è stata approntata ed accesa una "carbunea"
(1) dalla quale si sono ricavati circa 1000 kg di carbone di legna di ottima qualità (alcuni pezzi sono stati raccolti a ricordo in una bacheca all'interno del rifugio).
Di tutta l'operazione, dai preparativi all'insaccamento del carbone è stato girato un video disponibile a quanti volessero rivivere un'esperienza che ai tempi attuali è pressoche unica.
Ora rimane solo una piazzola tondeggiante di terreno annerito dalle scaglie di carbone.

BRIC COLLETTOBric Colletto da Bric Pratello (3)

Targa dedicata a Giampiero

Si prosegue nel bosco di noccioli e seguendo le marcature si arriva alla prima casella (2), una fra le più grandi della zona, l'ingresso tanto alto da  permettere, in caso di maltempo, l'entrata dei muli per dar riparo anche a loro.


Il bosco lascia ora spazio alla macchia e si sale sino al Bric Colletto
(3) da dove si ammira uno splendido panorama: ad est-nord-est la valle di Giustenice e la val Maremola per poi lasciar spaziare lo sguardo sino alle Alpi Apuane; di fronte da est a sud, in basso, la costa da Borgio a Borghetto. A sud nelle giornate limpide si staglia imponente sul mare la Corsica, a sud-ovest Peglia ed il Ravinet, in primo piano la cresta del Carmo ed alle nostre spalle la vetta del Monte Carmo sormontata dalle scintillante croce.
È per lo stupendo panorama a 360° che si è scelto Bric Colletto come luogo più indicato per porre una targa a ricordo di un nostro amico,
Giampiero Salgoni, socio C.A.I., deceduto in un incidente alpinistico sul Gran Tournalin (AO) il 22/06/2001 ed al quale Cristian Roccati di Genova ha dedicato una via alpinistica sul Monte Ramaceto.
Subito dietro questa targa si possono notare, incise sulla roccia e colorate in rosso, due X ed un triangolo che indicano i punti trigonometrici di confine tra i comuni di Pietra Ligure e Giustenice.

CASELLA CON GIARDINOLa Casella con giardino (4)

CASELLA 3La Casella 3 (5)

CASELLA 4La Casella 4 (6)

CASELLA 5La Casella 5 (7)

 Una dolce discesa in cresta sino a rientrare nel bosco per poi arrivare alla casella con giardino (4) così chiamata per un piccolo muro a secco che sembra sostenere un piccolo giardino.




Si prosegue verso ovest percorrendo per un tratto il sentiero delle Terre Alte sino ad un bivio, si gira a destra seguendo l'indicazione per arrivare alla casella 3 (5), sulla sua sinistra sporgono due pietre orizzontali con ciascuna un foro di circa 4 cm di diametro, non si conosce con sicurezza il loro uso, si fanno solo congetture: per imbrigliare i muli o per issare delle pertiche che sostenevano dei teli per ombreggiare la casella o cosaltro?




Arrivati al prato dell'eliporto si gira a destra riprendendo il sentiero delle Terre Alte troviamo alla sinistra la casella 4
(6), si riparte con una leggera salita per giungere alla casella 5 (7) che attualmente viene ancora saltuariamente utilizzata dai mandriani come riparo.
Il rifugio è  a pochi metri dove si conclude il nostro giro.

Presso la sede C.A.I. di Loano e presso il Rifugio "Pian delle bosse" è disponibile un volantino illustrativo dei sentieri: "delle caselle" e "delle neviere"

edizione riveduta : 05/2010  

foto e testo: Luigi GILLI